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Test di valutazione delle brevità adattive negli squilibri posturali

Per meglio comprendere e fissare visivamente il sistema, utilizziamo i disegni allegati, come riferimento primario. Nei disegni osserviamo in rosso i comparti muscolo legamentosi brevi o in brevità adattiva e in verde i comparti in estensibilità fisiologica. È molto importante avere questa visione generale e veloce delle anomalie adattive, per selezionare protocolli di lavoro allenante che favoriscano il riequilibrio e non scheletrizzino la struttura disfunzionale. Per convenzione, i muscoli in brevità, sono muscoli forti, che hanno lavorato eccessivamente e sottratto forza, tensione ed energia ai corrispettivi muscoli in allungamento compensativo. Per questo si parla di riequilibrio posturale. Si deve togliere la dove c’è un eccesso e ridistribuire la dove abbiamo carenza. Fig. 1 Osservando la figura uno, valutiamo una armonia di curve nella chiusura delle mani sui piedi a gambe tese; questa è l’immagine che dovremo ricercare nei soggetti sottoposti a training. (fatto salvo a minori dagli 11 ai 14 anni, dove la crescita degli arti inferiori tende a essere più marcata del tronco). Fig. 2 Nella figura 2 vediamo che la rigidità primaria è sulla muscolatura della bassa schiena, muscoli: Quadrato dei Lombi e intrinseci del rachide, mentre i muscoli posteriori della coscia, sono decisamente ed eccessivamente allungati. Tale immagine la si osserva spesso nel sesso femminile, con maggiore incidenza con il crescere dell’età. Muscoli ipotonici, allungati; ischio peroneo tibiali ( posteriori della coscia ) e muscoli rigidi brevi, che non permettono la flessione della colonna vertebrale lombare, mantenendola in estensione. Specificatamente, possiamo affermare che i muscoli posteriori della coscia sono allungati, perchè l’angolo sacrale con il pavimento si chiude inversamente all’angolo della figura 1. Essendo i muscoli posteriori della coscia inseriti sulla tuberosità ischiatica, si capisce immediatamente che un Sacro che piega in avanti ha tutta una serie classica di adattamenti e disfunzioni correlate. Un esperto, quando vede un gruppo di ciclisti, solo dll’angolo del sacro con la sella capisce chi svilupperà tecnopatie. Fig 3 Nella figura 3 si osserva una brevità ascritta ai soli muscoli posteriori della gamba ( Tricipite Surale ) con una armonia di forma ed estensione dei restanti muscoli; posteriori della coscia e del rachide. Tale condizione è spesso reattiva d un cicplo del passo non corretto, che potremo analizzare successivamente. Ma è un buon allenamento per i tecnici, associare le varie condizioni rilevate, nel ciclo del passo, qui in specifico si potrà osservare che il soggetto, nel passo si alza e abbassa in compensazione a mancanza di corretta strategie di scambio neuro motorio tra emisoma Dx e SX. con probabile alterazione delle sensibilità propriocettive. Tale situazione, è l’avvio di una catena disfunzionale che negli anni, se non trattata, produrrà ulteriori disfunzini adattive. Fig 4 Nella figura 4 vediamo le brevità sulla muscolatura del rachide lombare, con brevità di tutta la catena muscolare posteriore di gamba e coscia. Questa condizione è spesso un ultimo stadio disfunzionale, che prelude alla modifica della matrice ossea vertebrale. Possiamo dire che una semplice posizione da, un insieme di dati che possono istruire in tecnico a determinare quali esercizi selezionare per il soggetto, o anche per un gruppo. Consideriamo questi adattamenti disfunzionali, come reattivi ad una errata qualificazione delle proprie capacità condizionali all’interno di un habitat percepito. Per cui se abbiamo seguito gli articoli precedenti, dovremmo aver appreso, che una correzione sarà possibile solo se si attenzioneranno tutti gli ambiti neuro funzionali, quindi dalla telecezione alle risposte propriocettive. Se è vero che le brevità adattive e conformative di una struttura disfunzionale, sono visibili, palpabili e passabili di intervento diretto, è altrettanto vero, che la brevità adattiva visco elastica è reattiva, risultante da inadempienze neuro funzionali. Quindi quantunque la schiena si sia bloccata per un evento traumatico, la brevità strutturatasi, è sempre causata da un errato movimento per scarsa attitudine meccanica e propriocettiva. Queste 4 figure, sono la base per valutare subito l’ordine orto dinamico per intervenire con esercizi calibrati. Vedremo in seguito la valutazione di altri comparti muscolari, come il rapporto tra i flessori dell’anca, al fine di avere una capacità di ispezione che possa essere scientificamente inconfutabile e predisponente all’inquadramento generale e particolare di tutte le perturbazioni all’omeostasi posturale Riepilogando se abbiamo capito, che il corpo umano è un insieme strutturale, che agisce e si forma dalla reazioni delle azioni intraprese, adattandosi fino ad una linea di tolleranza, oltre la quale l’adattamento diventa patologia o terreno di sviluppo per disfunzioni patologiche: La prossima volta vedremo ulteriori test posizionali, per dare un quadro completo, sia al tecnico, ma anche al soggetto interessato, per capire come opporsi a reazioni adattive visco elastiche e migliorare l’ordine ortodinamico in consapevolezza. Sarà proprio la consapevolezza, del perchè di determinate conformazioni adattive, da parte del soggetto, a fare la differenza. Ecco perchè il tecnico deve saper spiegare con discorso prendibile cosa è successo e cosa si sta facendo, anche al gruppo. Se una classe di allievi si mette in posizione, avremo un quadro chiarissimo del livello generale, di adattamento o disadattamento muscolo scheletrico. es. se sarà una classe prevalentemente di donne, avremo necessità di istruire maggiormente esercizi per la elasticizzazione della schiena e la tonificazione dei glutei e ischio peroneo tibiali. E via così. Copyright Riservati Redatto e scritto da Giuliano Tomasotti – Fisioterapista 

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Simmetrizzazione Posturale

Abbiamo parlato di molte cose negli articoli precedenti, e adesso vediamo le esercitazioni da inserire nella disciplina e nella pratica quotidiana. Ora andiamo più sul pratico e riprendendo il test di valutazione delle alterazioni in oscillazione  anteroposteriore ( ricordiamoci che un corpo simmetricamente gestito dal cervello e correttamente strutturato nelle componenti visco elastiche, per effetto dei volumi respiratori, oscilla sul piano sagittale ) che se riscontrate, sono imputabili ad asimmetrie delle tensioni tra i 2 emisomi; ovvero e in es; un adduttore più corto, uno Psoas più lungo; una tensione maggiore sul Quadrato dei lombi, ecc……determinano degli adattamenti torsionali, che fanno oscillare il corpo in deviazione laterale. La conferma di una dismetria torsionale, sia essa su base metrica, che adattiva, la possiamo avere dal test di Fukuda o della marcia sul posto. Test In piedi braccia vanti tese, si marcia sul posto, a occhi aperti, per indirizzare l’esercizio, durante l’esecuzione si fa chiudere gli occhi e per 80 passi, senza disturbi, viene valutato l’angolo di Spin, ovvero di quanto il soggetto si gira di più di 30°, vuol dire che sussistono dei disturbi propriocettivi tendenzialmente di pertinenza strutturale, ( si presume che disturbi a carattere centrale, non siano presenti in soggetti avviati a pratica sportiva da certificazione medica ). Per completezza della valutazione consiglio di fare il test indice naso, ad escludere eventuali coinvolgimenti centrali, come disturbi cerebellari. Test indice naso In piedi occhi chiusi, braccia aperte, si porta alternativamente la punta del dito indice sul naso ( la punta mi raccomando ) un soggetto privo di disturbi centrali ci riesce senza problemi. Ricercare i vari blocchi e dismetrie tensionali in compensi torsionali, è un buon allenamento per capire come la natura adatta i viventi alla gravità con le forze di risposta alle cause di movimento. Potrebbe essere questa ricerca, per corsi in presenza o in video conferenza. Tuttavia adesso per essere pratici e passare dallo scritto ai fatti analizzeremo esercizi posizionali per la simmetrizzazione posturale e il reset dei vincoli e compensi per il ripristino di corrette escursioni osteo e artro cinematiche. Per essere pratici Dato la quasi impossibilità di non avere adattamenti torsionali strutturali, e propriocettivi,  e dato la possibilità che anche chi ne sarebbe esente, è sicuramente esposto a tali disturbi, si consiglia nelle routine di allenamento di inserire esercizi di cui sotto.  Tali esercizi, non devono essere caricati a raggiungere posizioni in forma aggressiva, ma l’obbiettivo primario è: la percezione dei blocchi che secondariamente essendo posizionati per essere percepiti, se lasciati in assetto posizionale come da figura, vengono istanziati di blando allungamento sotto il peso del corpo e “massaggiati” dall’atto respiratorio. Le posizioni sono studiate, per simmetrizzare la parte destr con la sinistra mediante reset delle tensioni ad andamento torsionale. È chiaro che in chi molto esposto a questo problema, la situazione gli sarà subito evidente, mentre in chi più a posto, l’evidenza sarà meni evidente. Resta però la grande rilevanza di tipo autopervettivo, a scopo di monitoraggio. È importante che si comprenda che le alterazioni posturali, non sono ” roboticamente” strutturate in una alterazione anteroposteriore, ed in forma bilaterale, come appare in certe o talune semplificazioni pseudo tecniche, ma il vero problema di una alterazione posturale, è l’adattamento torsionale delle retrazioni adattive, ricercarle, e correggerle selettivamente è la vera sfida. Con questi esercizi, se avete letto tutto il contesto, potete agire egregiamente sul problema, per tre motivi fondamentali: È chiaro che per uno scopo divulgativo della disciplina sulla regolazione orto dinamica, possiamo fermarci a questi concetti, ma per una seria applicazione tecnico educativa, si dovrebbe incrementare la formazione su aspetti di medicina neuro funzionale, per saper discriminare eventuali alterazioni sensitive (e perché no trattarle) o cerebellari. Fid. 5 davanti e dietro

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Chinesiologia: i movimenti corretti del corpo, esempi pratici

Abbiamo parlato di molte cose negli articoli precedenti, e adesso vediamo le esercitazioni da inserire nella disciplina e nella pratica quotidiana. Se guardiamo una colonna vertebrale sulle tavole anatomiche, vediamo subito che il processo xifoideo sternale corrisponde alla decima vertebra toracica, e il passaggio dorso lombare, o dove la curva cifotica dovrebbe invertire, è alla dodicesima toracica per passare alla prima lombare. Se tutto è correttamente in geometria posturale, la vertebra L 3 deve risultare con i piatti somatici paralleli al pavimento: vertebra centro somatica. Il problema però, che esita da alterazioni telecettive, disordini posizionali e di movimento, spesso è un allungamento della cifosi con sottrazione di spazio alla lordosi, aumento della freccia lombare o rettilineizzazione dell’arco lombare a seconda delle varie vie di alterazione che un corpo percorre.  È chiaro, che nessun esercizio che non preveda di risistemare, la geometria (o quantomeno le tensioni) dell’asse rachideo, può essere efficace. Spesso vengono riproposti esercizi, anche validi, ma senza una reale consapevolezza di ciò che si vuole fare e perchè. Diamo qui un esercizio semplice con spiegazione esaustiva di come e perchè lo stesso agisce. Se la parete addominale corrisponde in lunghezza sulla colonna vertebrale alla lordosi, la prima cosa che dobbiamo fare è mettere l’addome a terra e estendere la colonna in modo da avere addome piatto al pavimento dallo sterno al pube e una lordosi visivamente in curva armonica. Spesso la curva non esiste, esiste una iniziale curva che si impenna a metà del diametro. La posizione corretta perchè questo possa avvenire, prevede: in tale posizione, si osserveranno quanto lo sterno sta staccato dal pavimento e come la curva lordotica appare.  Obbiettivo è l’addome piatto e la curva lordotica armonica. Siccome la testa ha un significativo peso sull’asse scheletrico, e avendo noi una attenzione telecettiva oculare che qualifica lo spazio anteriormente per muoverci;  si osservano spesso sproiezioni del capo anterioriomente, come già descritto in precedenza, con abbassamento dell’occhio e orecchio. Tale sproiezione, è sostenuta e mantenuta in forma adattiva, principalmente da un accorciamento dei muscoli Sternocleido Mastoidei e dalla muscolatura sotto ioideae muscoli Scaleni! L’uomo nei suoi esordi sulla terra, nasce quadrupede e si nutre andando al cibo con la bocca. Il disimpegno del treno prensile superiore, determina esigenze di raddrizzamento in postura bipodalica. Il cibo viene portato alla bocca con la mano. L’abitudine di andare al cibo con la bocca permane parzialmente dopo milioni di anni di evoluzione, ed è la principale causa di malanni scheletrico – posturali. Se io con colonna vertebrale parallela alla terra, in quadrupedia, vado al cibo con la bocca, sviluppo muscolatura del collo, del dorso, dei lombi e glutei in opposizione gravitaria senza determinare perturbazioni anomale sulla geometria del rachide.  Ma se dopo il raddrizzamento posturale, io sproietto meccanica e intenzione anteriormente, abituo la la muscolatura sotto e sopra ioidea e del collo in genere, a masticare male e in avanti strutturando restrazioni, che antepongolo il cao davanti al suo normale asse di carico. Controllate sempre quando uno mangia se va al cibo con la bocca o porta il cibo alla bocca.  In ogni caso questo esercizio di oggi, che vede il tentativo di allineare la curva lombare con la parete addominale, per intenzionare la giusta geometria della cifosi, in rispetto a lrodosi lombare e cervicale, per essere completo deve: portare la testa indietro cercando di allungare il collo fino a che si apre la bocca; quando la bocca è aperta, si tiene la posizione e si chiude la bocca. Avremo in sintesi  Ovviamente, imparare a masticare seduti correttamente, mai con la schiena appoggiata allo schienale della sedia e mai con il peso in scarico sul tavolo è fondamentale. Libri di galateo aiutano!  Sotto vediamo le 2 figure, nel disegno; la 1 corretto e la 2 scoretto. E poi la fotografia di come appare di primo impatto dal vivo l’esercizio. La figura 2 sarà sempre presente all’inizio e per raggiungere la figura 1 si dovrà fare esercizio quotidianamente senza forzare, per molto tempo e poi fare  per mantenimento. Posizioni di 1 minuto per 5 volte all’inizio, dove l’unica forza che agisce sul blocco è la gravità mediata dalla respirazione. Successivamente ad un buon risultato raggiunto, sarà buona cosa, utilizzare questa posizione  quotidianamente sempre.  La colonna vertebrale è un organo che in meccanica svolge movimento molto complesso, su piani e assi.  Nella vita quotidiana però, abbiamo una prevalenza di movimenti in flessione, con lesioni modificative della struttura in estensione.  Ecco perchè questo esercizio risulta compensativo del mancato movimento estensorio della colonna. É importante però comprendere che se il blocco è molto strutturato, l’esercizio andrà svolto in presenza di personale idoneo a riconoscere eventuali controindicazioni.  Se non vi è blocco, bisogna mantenere la forma correttamente, a modo che abitudini scorrette non vadano a modificare i rapporti di forma della colonna. Quindi è un esercizio per la vita!  Copyright Riservati Redatto e scritto da Giuliano Tomasotti – Fisioterapista 

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Artrocinematica e osteocinematica nella postura durante l’allenamento

Un bravo tecnico, conosce la differenza tra artrocinematica e osteocinematica, quando prepara protocolli di allenamento per i suoi allievi. In un movimento di un arto, abbiamo una proiezione di posizioni finali, o dette osteocinematiche e una proiezione prossimale di movimento dentro l’articolazione detta artrocinematica. Un gesto atletico o un movimento qualsiasi, può risultare efficiente efficace e corretto nello spazio dove si proietta, ma avere una proiezione intra articolare scorretta.  Posso lanciare una palla con la mano, in una traettoria perfetta, con una articolazione che lavora male; questo è il sunto.  La proiezione del movimento in artrocinematica deve obbedire a leggi di scivolamento, rotolamento e aggiustamento rotatorio, per affrontare i capi articolari al riparo da pressioni maldistribuite sulle superfici cartilaginee.  Se vediamo la figura sotto; nel blu abbiamo la concavità di accoglimento del capo articolare convesso verde e tra la concavità e la convessità uno spazio rosa, che è la cartilagine.  Se il capo articolare verde gira sullo stesso centro della concavità blu, lo spazio cartilagineo è equamente rispettato nello spazio e nelle pressioni; ma se il capo articolare verde esce dal centro di rotazione condiviso, la testa monta e va a premere sulla parte finale nel movimento.  Se fosse una spalla sarebbe conflitto sub-acromiale, se fosse  un ginocchio o anca, che gira fuori centro, determinerebbe a lungo andare cavità nelle cartilagini, con erosione ossea e tutto ciò che ne segue.  Se ci fosse un perno a tenere in sede centrale le strutture, non ci sarebbero erosioni cartilaginee; ma un perno non può esserci, perché il movimento non avviene su un asse e su un piano, e quindi per tenere in centro una articolazione, bisogna che muscoli e legamenti siano capaci di distribuire tensione e barriere per tenere articolazione centrata. Non si può imperniare una sfera e pretendere che questa giri in ogni lato. Il problema delle degenerazioni osteo articolari sta tutto qui: Negli ultimi anni, si è vista un incremento dell’uso di acido ialuronico infiltrato intra rticolare; questa tecnica, permette visco implementazione intra capsulare per tenere lubrificati in qualche modo i capi articolari in lesione artrocinematica, ma; tale pratica, ha un limite di tempo, dato dall’assorbimento del liquido infiltrato e richiede continui richiami.Ma alla fine l’articolazione se non ri – centrata, continua a erodersi con inevitabile proposta di endoprotesi articolare.  Sono convinto che se si comprendesse il valore di una buona postura per far lavorare le articolazioni in modo artocinematicamente corretto, molti interventi e sofferenze e spese sanitarie – sociali, non ci sarebbero.  Sarà argomento di specificazione ulteriore più avanti di come una articolazione concavo convessa deve muoversi con il roll slide e spin; rullio scivolamento e aggiustamento rotatorio e come scoprire se vi sia un blocco di una o più dinamiche. Qui mi basta far passare il concetto che: Se si riesce a consapevolizzare dei concetti fin qui espressi, poi è relativamente facile comprendere il senso di esercitazioni a carico naturale, per la regolazione delle assialità posturali e la salute osteoarticolare. Quindi l’esercizio fisico non va valutato solo nella osteo cinematica, ma anche in artrocinematica, e la giusta attivazione dei movimenti intra articolari, avviene solo se si cercano le assialità corrette dentro una postura di riferimento rispettata nelle sue sensibilità propriocettive.  Per sintetizzare il concetto di questa lezione, possiamo dire che la postura è corretta non solo se si esprime in una proiezione cinematica giusta, ma serve che anche i movimenti intra articolari, ARTROCINEMATICA siano rispettati negli scivolamenti durante il “roll” con aggiustamenti di rotazione o spin, per distribuire pressioni eque sulle superfici articolari. Copyright Riservati Redatto e scritto da Giuliano Tomasotti – Fisioterapista 

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Piede e postura corretta: capire l’elica podalica

Cercherò di dare quanto più possibile informazioni prendibili, sulla meccanica podalica e sulla sua importanza nella vita posturale, al fine di stimolare il giusto rispetto e considerazione per la salute del piede. Come già trattato precedentemente, definiamo, anche qui il piede come organo meccanico e di senso, nel dialogo neurologico con il cervello.  La prima considerazione è che chi ha inventato l’uomo, non ha inventato le scarpe. Lo ha fatto a Sua immagine, con i piedi nudi, forse anche perché cemento, asfalto, e pavimentazioni erano assenti, nel paradiso terrestre. L’idea di rivestire il piede, per essere più veloci, per non sentire asperità del terreno, per lavorare, ha dato origine alle scarpe. Scarpe che sono divenute, per la maggior parte, rivestimenti estetici, a funzionali, e predisponenti a limitazioni della meccanica podalica con le conseguenti reazioni di sostegno inficiate. Maggiormente nella donna. Il piede si divede in 2 componenti funzionali: Elica podalica Si definisce Elica podalica la variazione tra l’asse articolare della astragalo calcaneare e quella delle articolazioni delle teste metatarsali ed è pari a 90°. L’elica podalica fisiologica esprime una corretta relazione tra piede statico e piede dinamico Il Piede e la trasmissione e ricezione neurologica  La parte recettoriale nel piede, implicata nella reazione di sostegno si trova nel: # La volta plantare è priva di pressocettori implicati nella reazione di sostegno, quindi resta sollevata da terra, per dare contatto alle parti anatomiche recettorialmente attive.  Una volta plantare poggiata a terra o piede piatto è un disastro per una postura corretta.  Forma La volta nel piede ha una forma pressoché triangolare con 2 archi Quando le due volte sono in rapporto corretto il piede statico e quello dinamico si articolano correttamente attivando l’elica podalica.  Alterazioni di forma, nel piede, determinano una rottura degli equilibri biomeccanici di tutto lo scheletro.  L’elica podalica si attiva correttamente nel ciclo del passo se la morfologia ( forma corretta ) del piede non è compromessa. Una attivazione scorretta di questa componente podalica, pone seri problemi di informazione e ricezione di stimoli col cervello.  Per questo, l’osservazione del piede è parte importante della valutazione posturale. Volendo tal volta la correzione dell’impatto podalico con solette individuali da interfacciare con il suolo a scopo integrativo e correttivo.  Di solito si usa un podoscopio, ma è possibile fare il test della impronta anche su carte copiative di basso costo ed usa e getta. La forma deve essere bella, con dita e tutti gli appoggi corretti senza che la volta si veda poggiata.  Osservare il piede nella sua forma e nell’impronta di impatto con il suolo, è già una mole di informazioni per agire nel creare protocolli di lavoro ginnico e ginnico rieducativo. Esame dell’impronta podalica con la valutazione del retro piede. È abbastanza complesso relazionare allineamento del retro piede con la corretta o scorretta impronta podalica. Mettiamo qui una scheda abbastanza esaustiva per comprendere le principali anomalie riscontrabili In sintesi Sotto la volta longitudinale, mancano i recettori di pressione e quindi è inutile che sia pressata e si vede al podoscopio. Quando accade è perché l’ordine posturale, non è completamente sotto controllo neurologico e il cervello suggerisce un impatto podalico slargato a ricercare superficie di appoggio compensativo, alla inadempienza dei recettori di pressione; è il caso del piede piatto.  Il contrario del piede piatto è il piede cavo, che vede una impronta incompleta e spesso le dita non attivate. Anche qui manca la pressione su una buona parte delle superfici recettoriali, con incompleto dialogo con il cervello.  A queste forme di appoggio si associano sempre adattamenti muscolo tendinei che implicano ulteriori disfunzionalità.  La correzione plantare, non è un confort, ma è una modifica del “suolo” per incontrare la zona recettoriale ad attivare le pressioni per comuncare con il cervello.  Anche qui le solette devono essere fatte su misura, perché non esiste una standardizzazione della correzione. Esistono però delle soluzioni standart di mezzo per incentivare l’appoggio, ma anche qui la scelta deve essere fatta bene.   Altro test facilmente riproducibile, per modificazioni dell’impronta podalica è: valutare il soggetto in piedi o sotto carico e seduto o in scarico.  Se da seduto il piattismo si annulla, vuol dire che non è ancora strutturato e si corregge con ginnastica. Se invece è strutturato, si consiglia sempre una soletta, magari morbida, di segnalazione per implementare le reazioni di sostegno posturali.  Abbiamo qui in questa lezione ulteriormente specificato, come nel dialogo cervello – piede – cervello, la forma del piede e la sua immagine, siano determinanti per le reazioni di sostegno e la cooperazione con la colonna vertebrale.  Quindi per finire questa lezione, in un ipotetica valutazione posturale di primo approccio, vediamo: Già qui comparando i dati si hanno molte informazioni; ad es se ho un retro pieve valgo e il soggetto si gira in marcia a occhi chiusi, probabilmente l’arto inferiore contro laterale è più lungo. Proverò in prima battuta a misurare gli arti e se confermata l’eterometria, andrà corretto il valgo del retro piede con soletta specifica e alzato l’arto contro laterale. Un soggetto così ha sempre compensazioni laterali della colonna con asimmetria del bacino. Vedremo esercizi di simmetrizzazione del bacino più avanti, per inserirli nelle routine di allenamento in forma correttiva e preventiva.   Dismetrie torsionali Come detto, siamo divisi in 2 metà simmetriche e controllati da metà cervello contro laterale, a formare un centro verticale. Le anomalie posturali, sono spesso intese come alterazioni sul piano sagittale, o anteroposteriore, se questo può corrispondere a verità, tale verità è pero banale, e usare questa assunto per intervenire sulla postura è quantomeno ridicolo e squalificante.  Qualsiasi perturbazione avvenga su un emisoma, la stessa, causerà sempre un andamento torsionale, con reazioni ed azioni controlaterali a salire e a scendere se porto una borsa a dx, il quadrato dei lombi di sx si attiverà per evitare la caduta laterale insieme ad altri muscoli, che per effetto delle cooperazione tra i due emisomi, avrà un admaneto a zig zag adduttore di sx, con piccolo e medio gluteo di dx; e così dal piede alla testa. Un tempo eccessivo di impegno

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Come imparare a valutare, considerare e correggere la postura

Per essere efficaci nel gestire il sistema posturale, si devono conoscere i punti cardine di una corretta postura, e negli articoli precedenti siamo arrivati a: dialogo piede – cervello – piede, in un habitat qualificato in spazio e tempo dal cervello per informazioni telecettive, quindi di occhio e orecchio, il tutto durante una oscillazione antero – posteriore dovuta alla perturbazione dell’equilibrio da parte della respirazione. Introduciamo ora il concetto di verticale di Barrè; una linea immaginaria che divide in 2 metà uguali il corpo ponendole sotto controllo dell’emisfero cerebrale contro laterale.  Il cervello è diviso in 2 emisferi: l’emisfero di Dx controlla la motricità dell’emisoma di SX e viceversa.  Se tracciamo delle linee dall’emisfero di  DX al emisoma di  Sx, tipo la strada che fa il motoneurone per far muovere muscoli del piede  e viceversa per le vie sensitive, queste si intersicano nel centro formando una verticale che divide in 2 metà il corpo. Quando un emisfero viene danneggiato es da in Ictus o trauma, abbiamo la paralisi del lato del corpo contro laterale, e la verticale di Barrè, è percepita a metà dell’emisoma sano, perché mezzo cervello non traccia più le linee di cui sopra.   Se chiudiamo gli occhi e solleviamo un ginocchio, con le braccia stese avanti, dobbiamo restare in equilibrio tanto quanto ci sta il contro laterale se la verticale di Barrè è al suo posto.  Se un ginocchio cade prima, o se facciamo il test della marcia, ad occhi chiusi marciando sul posto e il risultato è di vedersi girare da un lato, significa che la cooperazione strategica tra i due emisomi non c’è.  Questi 2 test vanno fatti preliminarmante, per poi valutare se ci siano alterazioni strutturali o neurologiche o entrambe.  Esempio se ho una gamba corta mi troverò a girare, ma se metto un dischetto sotto il tallone si tende restare in centro.  Se ho un problema ad un occhio o un orecchio avrò strutturato una attenzione asimmetrica e nel test i comandi di DX, non ottengono risposte come i comandi di SX dai rispettivi emisoma controlaterali Siamo quindi a 3 test che possiamo fare: Un quarto test è l’ortostatismo primario. Da studi elettromiografici è stato dimostrato che l’uomo in stazione bipodale in apnea non necessita di partecipazione muscolare, se si esclude la minima attività del tricipite surale nel compensare la lieve inclinazione anteriore del fusto tibiale. (già valutando se la tubia è leggermente inclinata o perpendicolare si capisce molto ). Sono sufficienti le strutture legamentarie per reggere le strutture somatiche: L’Ortostatismo muscolareI movimenti oscillatori sul piano sagitale o anteroposteriore causati dalla respirazione, chiamano in causa il cervello per una azione di contenimento delle oscillazioni pelviche con azione dei muscoli: grande gluteo,da una parte e tensore della fascia lata dall’altra e all’occorrenza il retto anteriore. A livello del tronco nasce tutta una strategia neuromotoria partecipante alla regolazione dei movimenti indotti dalla respirazione, in una forma precisissima e molto fine. Troviamo dal basso in alto: Qui il test che consiglio sempre di fare è vedere se la tibia è perpendicolare o leggermente inclinata in avanti. Se la tibia è perpendicolare, abbiamo un problema di disattivazione delle strategie di contenimento sulla oscillazioni pelviche indotte dalla respirazione; in quanto la ricerca dell’equilibrio non è più attiva o di micromovimento di aggiustamento posturale, ma passiva e quindi diatesica per anomalie strutturali progressive. Qui per confermare il blocco delle strategie in micromovimenti di tenuta posturale è il  Quinto Test Il soggetto ad occhi chiusi in piedi è invitato a rimare fermo respirando normalmente, si prende la propria mano la si pone sul capo del soggetto sorreggendo l’avambraccio con altra mano ad avere una percezione sensibile di come si muove il capo, se tutto ok, andrà avanti ed indietro, se vi è alterazione descriverà un ovale sbandando lateralmente.  Provate tutti questi test, fatevi delle schede e se volete fotografie e poi le valuteremo insieme. Danni scheletrici Lo scheletro umano, è quanto di più perfetto in natura, tecnologia, e immaginazione si può constatare, come macchina di movimento. Oltre ad avere una complessità dei componenti articolati tra loro, è anche una meraviglia biologica.  L’asso ha 3 capacità fondamentali; In pratica un osso sotto pressione genera osso, mentre un osso in assenza di gravità si cannibalizza. L’osso prodotto sotto pressione deve essere modellato secondo forma di bisogna. In pratica è la vita dello scheletro, che si adatta alle esigenze di relazione ambientale.  Tuttavia, l’equilibrio perfetto tra perdita e produzione ossea “picco di massa ossea “ si ha in ad una età di 25 anni circa, poi il metabolismo dell’osso tende a far perdere massa, in relazione anche a stili di vita, oltre che a fattori metabolico ormonali. La donna è soggetta maggiormente ad osteoporosi rispetto all’uomo. Senza addentrarci in specifiche alle quali si rimanda con link o ricerche individuali, voglio qui rappresentare che:  1 – se le pressioni stimolano la proliferazione della massa ossea, l’esercizio fisico è indispensabile; 2 – se la proliferazione della massa ossea viene rimodellata secondo esigenza di carico, è chiaro che l’esercizio fisico è indispensabile solo se fatto correttamente ed in rispetto al carico assiale corretto posturalmente. Oserei dire senza contrappesi eccessivi e mai su movimenti guidati. Un corpo che si muove libero nello spazio, anche se non in perfetta armonia, va incontro a meno problemi di un corpo sottoposto a pressioni, e tensioni con contrappeso, e su trattorie coobligate. Lo scheletro si rinnova sulla esigenza di carico. Se carico è sbagliato, o se predisposto ad es da scoliosi ad atteggiamenti gravosi lateralizzati;  le pressioni sulle vertebre modificheranno la struttura originale, in una vertebra schiacciata da un lato. Esempio Se ho una geometria della colonna vertebrale non corretta in anteroposteriore e tendo a non correggerla, durante gli esercizi, allenanti, alcune vertebre risulteranno più in pressione di altre e per effetto del rimodellamento, si modificano dalla forma fisiologica. È il caso di cuneificazione di vertebre al passaggio dorso lombare.  È chiaro che una esercitazione fisica molto gravosa, con pesi o contrappesi su condizioni di non assialità corretta dello scheletro, porta ad un ampliamento del problema strutturando compensi

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