Vedremo come valutare il rapporto di tensione tra i principali muscoli flessori dell’anca, ovvero i muscoli: Ileopsoas e retto femorale. Il Muscolo sartorio, importante nella gestione dell’arto inferiore durante il ciclo del passo, si orienta in estensione corretta, dal giusto rapporto tra Ileo psoas e retto del femore.
L’articolo scorso, ha visto come individuare la relazione che c’è in l’estensibilità e/rigidità adattiva tra muscoli della colonna vertebrale, e posteriori di coscia e gamba.
Ora prima di dare relativi esercizi di riallineamento, ci serve di saper valutare, l’integrità del rapporto di estensibilità dei muscoli flessori dell’anca.
Rammentando che i muscoli flessori dell’anca, sono: il muscolo Ileo, il muscolo Psoas ( definiti insieme come Ileopsoas; il muscolo retto del femore, il muscolo sartorio. Concorrono a flettere l’anca anche il Muscolo tensore della fascia lata e i muscoli adduttori.
Capire il significato di questo test, per agire di conseguenza durante gli allenamenti, è primario nel fare la differenza tra un programma efficace nella gestione della postura corretta, e un programma genericamente redatto per muscolazione aspecifica.
Per la qualificazione anatomica si rimanda a facili reperimenti sul web; qui ci concentriamo sulle azioni meccaniche relative alla estensibilità fisiologica e alla estensibilità alterata; dove principalmente si cercherà di scongiurare le asimmetrie da differenza di elasticità e diametro, delle componenti vico elastiche.
Ci aiutiamo come sempre, con fotografie e disegni, al fine di promuovere una immagine facilmente assimilabile e non solo una letteratura scritta.
Valuteremo poi, l’integrazione e il rapporto tra flessori dell’anca ed estensori dell’anca.
Fig. 1
Nella figura 1 con la lordosi appiattita si lasciano cadere le gambe a cosce poggiate; eventuali differenze di angolazione sono ascrivibili a differenza di lunghezza tra i due Muscoli Retti del femore.
Fig. 2 e 3
Nella figura 2 la differenza di angolazione è significativa della differenza di lunghezza nel muscolo Ileopsoas.
Se durante la valutazione sulla figura 2 riscontriamo differenza di angolazione sulla flessione del ginocchio avremo una visione di insieme che ci mette la valutazione in relazione con il rapporto di tensione tra dx e sx e tra Muscoli Retti femorali e Ileopsoas.
Qui si vede che il DX è più lungo del SX e se vediamo il test antecendente, possiamo associare alla lunghezza maggiore dello psoas, una brevità del muscolo Retto femorale, quasi che il cervello abbia voluto pareggiare la minore estensibilità del retto del femore, con maggiore elasticità del muscolo ileopsoas nel braccio di merito. Se dovessimo fare una riflessione solo su questo, potremmo dire che vi è stata una compnesazione, indotta, o da automatismi di adattamento, o da scorretto protocollo di lavoro. Perchè questo?, perchè il cervello non discrimina così, il cervello istruisce una dismetria torsionale da capo a piedi.
Il ragionamento clinico sui test è fondamentale per capire come esercitarsi o far esercitare, faremo sicuramente in seguito articoli su come si va in ragionamento clinico efficace.
Se siamo in grado di rilevare in questo test i dati e raffrontarli con il test di estensibilità delle catene muscolari posteriori, con tutto quello detto, sul piede e l’altezza telecettiva, possiamo programmare una esercitazione che rispetti o riprogrammi la relazione coerente tra artrocinmatica ed osteocinmetatica.
Facendo poi in confronto con l’esame della estensibilità e del rapporto tra muscoli posteriori dell’arto inferiore e colonna vertebrale: con solo 2 test avremo una serie di informazioni da elaborare per programmare esercizio di riordino ortodinamico, veramente di pregio. Il muscolo Ileopsoas è impegnato nel ciclo del passo a “falciare” in avanti l’arto inferiore; tuttavia un passo falciante non è un bel passo e predispone a disfunzioni importanti su tutto l’apparato muscolo scheletrico. Volendo schematizzare molto la biomeccanica del passo, possiamo sicuramente affermare che un passo è tento meno falciante, quanto più il piede è propulsivo, nel suo relazionarsi al suolo, e:
un piede è tanto più propulsivo, quanto più è in forma fisiologica per attivare l’elica Retroavampodalica nelle gestione del rapporto di forma corretto tra la volta longitudinale e trasversa del piede.
É importante, se abbiamo seguito, cucire i concetti espressi volta dopo volta, per farsi una visione di insieme su cuoi poi fare studi e approfondimenti personali in una clinica raccolta nelle esperienze valutative.
Per questo si deve sempre testare e programmare esercitazione su ragionamento clinico, sia per soggetti disfunzionali, senza patologia, che per soggetti già in patologia.
Successivamente saranno presi in considerazione disfunzioni di merito per dare esercizi in protocolli corretti. Adesso preme che ci sia condivisione di quanto sin qui espresso, per poter evolvere in un discorso più approfondito.
É importante, che la postura alterata, venga qualificata nella sua struttura disadattata, ma non serve a nulla, se tale inquadramento non viene raffrontato nel più generale ambito nuroprocedurale che abbiamo definito negli articoli precedenti come relazione piede cervello in habitat percepito da occhio ed orecchio.
Per tanto gli esercizi per ritensionare la struttura ad avere forma e meccanica fisiologica, saranno poco efficaci nel tempo, se questi non saranno integrati da esperienze in sensibilità propriocettiva.
Osserviamo la prima figura, dove a lordosi appiattita risulta evidente come l’arto di sx, faccia vedere un piede più aventi, che in specifico, risulta essere in carico ad un retto femorale più breve, rispetto al contro laterale. Questa condizione, è diatesica a problemi sulla artrocinematica del ginocchio, con conseguente impatto non distribuito sulle superfici cartilaginee. Va normalizzato l’angolo e riprotato alla geometria dell’arto controlaterale. Vedremo in seguito come si fa.
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Redatto e scritto da Giuliano Tomasotti – Fisioterapista