Recettori implicati nelle reazioni di sostegno posturale

Oggi semplificheremo un argomento a seguire dell’articolo precedente, che spesso, viene messo in propaganda, per evidenziare correlazioni quasi esoteriche, tra la salute posturale e le emozioni.

Abbiamo fino a qui passato in rassegna tutti gli aspetti di una “Postura corretta”. Sicuramente è un argomento molto complesso, ma credo di avere dato una presentazione generale, con alcuni aspetti specifici, di buona comprensione, sia per addetti ai lavori, che per praticanti.

Partiamo dalla definizione di Esoterico:“Atteggiamento di ossequio al principio che vieta di rivelare ai non iniziati alcune parti di un rito o di una dottrina, spec. religiosa.”

Adesso sapete che non c’è niente di magico nel essere più prestativi e più in ordine posturale quando il clima è sano, incentivante, e rassicurante tecnicamente.
Se incontrate “stregoni” che sembra abbiano un filo diretto con Dio per imperscrutabili informative, potete dubitarne, specialmente se sembra che il loro sapere sia da custodire e non rivelare.
Il meccanismo che traduce le informazioni emotive in schemi posturali adattati, è molto sottile, trattasi di reazioni psico mio tensive che creano alterazioni di carico o pressione sui recettori implicati nelle reazioni di sostegno.

Recettori implicati nelle reazioni di sostegno cosa sono?

Sostanzialmente sono organuli essenzialmente posti sotto i piedi che tramite le vie propriocettive che decorrono nella parte posteriore del midollo spinale, e raccolgono le informazioni delle pressioni anti gravitarie che con le tensioni dei legamenti, vanno a informare il cervello presso l’area cerebellare, in un turnover di afferenze atte a inviare all’area motoria nel cervello progetti di coordinazione degli imput motori discendenti.

Lo starter recettoriale, come già detto e sotto i piedi. E trattasi di organuli riceventi segnali di pressione nel ciclo del passo. Tali organuli recettoriali, si dispongono a ricevere ed inviare segnali, nella disposizione in cui si trovano; questo significa che:

se a forma del piede è alterata, alterata sarà la sequenza di ricezione sei segnali di pressione a terra ed alterato o compensato l’ invio di informazioni al cervello. Come una musica, che viene sconvolta dall’uso delle note mescolate.

Tale invio di segnali non corretti, determina la impossibilità di dare atto ad una motricità fisiologica, generando frustrazioni ed imbarazzi meccanici, che il cervello catalogherà nel magazzino delle memorie motorie, per disporne negli schemi di movimento da rappresentare nell’habitat percepito telecettivamente.

Non me ne vogliano i fisiologi, ma il mio intento è lasciare una informazione spendibile nella pratica addestrativa del metodo di allenamento e non quello di lasciare fotocopie di pagine di testo, dal solo valore mnemonico e nozionistico, fine a se stesso.

Spero di aver fatto capire, come la meccanica, influisca sulla struttura, in un assetto psico mio tensivo, generato dalla rappresentazione di se stessi nll’ ambiente percepito.

Se possiamo contare sulla comprensione del passaggio appena enunciato, possiamo anche capire quanto sia delicato “violare” gli equilibri di compenso in una postura scorretta.

Continuerò a dare esercizi di destrutturazione sui compensi alterativi della postura ed esercizi di fissazione in assialità corrette, ma sarebbe utile capire la delicatezza degli interventi.

Adesso dobbiamo, però, accennare ai problemi di deviazione laterale della colonna vertebrale, atrimenti rimaniamo nel vago, teorico, non spendibile.

Scoliosi

in un discorso che affronta la postura, non può mancare l’inserimento del problema Scoliosi. La deviazione laterale della colonna vertebrale, è un problema che affligge molte persone, alcune persino non sanno di averlo, perchè asintomatico.

Senza addentrarci eccessivamente nell’argomento, possiamo dire che la colonna vertebrale, perde il suo asse verticale deviando lateralmente in associazione a rotazione.

La deviazione laterale della colonna, viene sempre compensata da contro deviazione, ( solo nelle scoliosi neurogene, abbiamo una lunga ed ampia curva) . Il cervello tende sempre a raggiungere un equilibrio, sicché possiamo avere colonne vertebrali con deviazione lombare, compensata dorsalmente, con deviazione cervicale di riflesso e capo contro deviato.

Esercizi specifici, sono molto complessi e seguono varie scuole. Tuttavia, anche se non si è fisioterapisti, conoscere i principi di cosa fare e cosa non fare, sulla base di conoscenza del problema è molto importante, per la salvaguardia di un buon lavoro.

La scoliosi, è sostenuta da una varietà di problemi, che possono manifestarsi in associazione, o singolarmente:

1.
una gamba corta o accorciata, abbassa il bacino da un lato e costringe la colonna vertebrale a deviare in rotazione dal lato opposto.

A – Un gamba corta è corta nelle componenti ossee, tibia o femore o entrambi.
B – Mentre una gamba accorciata, lo è per valgismo di ginocchio, retro piede valgo.

2.
Un atteggiamento persistente nel tempo, come zainetto portato a spalla dal bambino, attività lavorative sempre rivolte sullo stesso emi lato in torsione,

3.
alterazione strutturale di alcune vertebre, peduncoli corti, ecc…

4.
alterazione propriocettiva, dove la muscolatura di un emi lato non riceve segnalazioni dai recettori implicati nelle reazioni di sostegno pari ad altro emi lato.

La varietà, poi delle combinazioni è molto vasta, e in continua evoluzione. Daremo n questa lezione dei metodi di valutazione per un ragionamento clinico che permette di avere consapevolezza del problema e quindi evitare carichi controindicati.

Dolore

Principalmente il dolore, viene avvertito sul lato della concavità, questo dipende, dalla reazione miotensiva del muscolo che diventa breve come una corda d’arco, portando in compressione le strutture intervertebrali, che possono protrudere o erniarsi, contro strutture vascolo nervose.
Tuttavia, esiste anche un dolore sulla parte rilevata a gibbo, o convessa, che è dato dallo stiramento delle strutture visco elastiche per il piegamento e la conseguente aumentata distanza tra inserzione ed origine dei muscoli.
Tempistiche di comparsa e scomparsa dei sintomi, sono complesse da analizzare, possiamo dire però, che una scoliosi, evolve, fa male, intanto che si struttura nella sua deviazione e poi il dolore cessa, per equilibrio raggiunto.
Possiamo dire che se il dolore è forte quando ci si corica a letto e passa con il riposo, l’impegno delle strutture algiche, è muscolare.
Se invece il dolore migliora con il movimento, ed è poco rilevato all’atto di coricarsi, ma fa svegliare per la comparsa, durante la notte, l’impegno delle strutture algiche è legamentario.
Se il dolore passa con il caldo, non è infiammatorio, se aumenta, ci sono strutture compromesse per dimensione infiammatoria.
Se il dolore compare con aumento di pressione tipo colpo di tosse o all’atto di andare in bagno, il dolore è radicolare, pertinente a strutture intime e circoscritte sul metamero vertebrale.
Saper valutare visivamente un rachide e mappare i sintomi di eventuale sintomatologia, è importante, per protocollare l’attività allenante.
Vediamo nelle immagini a seguire come si può presentare una scoliosi; a S o a C, Dove C è neurogena, o su paziente allettato.

Il test principale, è la flessione anteriore del tronco, se a tale flessione si manifesta una irregolarità sulla schiena, siamo in presenza di scoliosi.

La scoliosi in figura a una sola curva, è tipica di pazienti allettati, che non avendo un rapporto antigravitario da gestire, sviluppano una sola curva senza compensazione.
Una deviazione laterale del rachide, scompagina tutte le carte per una rieducazione posturale, in quanto, non essendoci una alterazione simmetrica delle tensioni muscolo legamentarie, la rieducazione, non può beneficiare di interventi unicamente portati sul piano anteroposteriore. Ma deve essere rispettosa della scoliosi, nella misura in cui, la si considera strutturata o passibile di miglioramento. E questo dipende principalmente da fattori, come l’età, il vissuto motorio del soggetto e la natura della scoliosi.

Da segnalare, che colonne vertebrali da manuale, o perfettamente dritte, ne esistono poche, e quindi ad una attenta valutazione, troveremo atteggiamenti scoliotici, più o meno marcati e deviazioni scoliotiche strutturate di varia natura in molti soggetti.

Le attività muscolo attive contro resistenza su strumentazioni a traiettoria guidata, ( le così dette macchine da palestra ) non sono adatte a salvaguardare le deviazioni laterali del rachide, in quanto agiscono solo in simmetria di carico antero posteriore, e su traiettorie obbligate. bloccando in una condizione involutiva le curve scoliotiche.

Per dovere professionale, consiglio di farsi aiutare nel definire determinate condizioni scoliotiche, da fisiotarpapista, anche esperto. In ogni caso le attività a carico naturale e le esercitazioni in GDM, proprio per la libertà di espressione motoria in continuo adattamento, sono sicuramente sicure e indicate.
Se poi vogliamo considerare la valutazione delle lunghezze degli arti inferiori, ed eventualmente correggere del 50% la dismetria, facciamo già un ulteriore passo in avanti.

Il riscontro di un arto corto, però è molto difficile e necessita sempre di escludere che sia un arto accorciato;
perchè se considerassimo un arto accorciato, come corto causativo, su scoliosi, andremmo a allungare un arto che è accorciato reattivamente; determinando un danno considerevole.

Per tanto la valutazione di dismetria o eterometria degli arti inferiori, dovrebbe essere richiesta ad opera di personale medico, che fa la misurazione incrociata degli arti inferiori.

Tuttavia una semplice posizione come quella in fotografia qui sotto, è in grado di dare molte informazioni.
Se siamo capaci di allineare il bacino, con le gambe flesse possiamo determinare, se abbiamo una tibia o un femore, più lungo dell’altro.

Se il femore è più lungo, avere un ginocchio più avanti dell’altro, se la tibia è più lunga avremo un ginocchio più alto.

Questa semplice posizione, permette di capire, anche agli occhi di non esperti, se ci sono dismetrie, da associare a scoliosi, e dolori.

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Redatto e scritto da Giuliano Tomasotti – Fisioterapista 

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